La Mossa Kansas City

Quando qualche appassionato di cinema, soprattutto occidentale, deve spiegare ai lettori del suo sito di recensioni o blog in che modo lo storytelling di un film con finale ad effetto sia basato quasi tutto su un inganno o meglio su un sotterfugio della trama, con cui il regista e lo sceneggiatore si sono adoperati per tutto il tempo a sviare l’attenzione dello spettatore per non fargli vedere la verità, usa spesso la frase “Mossa Kansas City” e lo fa proprio per definire una specifica tipologia di costruzione dell’artificio narrativo; quando poi deve a sua volta spiegare cosa significhi quella definizione, finisce regolarmente per citare uno specfico film, sempre lo stesso, mettendo persino il link (quando non è un articolo cartaceo) al video del momento esatto di quella pellicola in cui il protagonista, parlando ad un altro personaggio, spiega a parole cosa significhi quella frase e come si mette in atto una mossa truffaldina di quel tipo, compiendola infine davanti agli occhi dello spettatore.

Non voglio creare troppa inutile curiosità e vi dico subito che il film di cui parlo è Lucky Number Slevin (in Italia distribuito come Slevin Patto Criminale, perdendo un po’ del linguaggio da giocatore d’azzardo che aveva in originale, ma siamo abituati a tristezze infinitamente peggiori negli adattamenti nostrani dei titoli stranieri), diretto nel 2006 in modo asciutto e senza fronzoli glamour dal cineasta scozzese esperto di cinema noir e gangsteristico Paul McGuigan, basandosi su uno script originale di Jason Smilovic, scritto con ottime venature di umorismo nero molto british e senza mai offendere l’intelligenza di uno spettatore attento (tra l’altro, si sappia, tutta fatica sprecata negli USA, dove in molti non hanno nemmeno capito il finale).

Lucky Number Slevin – Slevin Patto criminale, DEU, USA, GBR, CAN, 2006, Regia di Paul McGuigan

Quello che farò ora è consigliarvi di recuperare questo lungometraggio (presente anche sul catalogo Prime Video): chi volesse spendere due ore scarse del suo tempo per vedersi un film noir tutto giocato sull’inganno e le soluzioni narrative non ovvie, potrà godersi una gran bella storia, certamente dura e non assolutoria ed un cast attoriale eccellente (oltre al veterano Ben Kingsley, troviamo un Bruce Willis ancora non gigione, un sempre bravo Morgan Freeman e soprattutto una fantastica Lucy Liu, forse nell’interpretazione migliore della sua carriera), ma quello che di certo io non farò è linkarvi in questo post quel famoso video di cui parlavo sopra, mettendovi anzi sull’avviso di stare molto attenti a non guardarlo nemmeno qualora vi ci imbatteste da soli, mentre magari state cercando su YouTube il trailer del film o altre informazioni: in quel famoso spezzone di cui parlo, infatti, il personaggio di Mr. Goodkat interpretato da Willis effettivamente spiega molto bene cosa sia la mossa Kansas City, ma quella clip è anche uno spoiler clamoroso del finale della storia, perciò stateci alla larga!

Vediamo assieme adesso cosa davvero significhi questo trucco, usato soltanto dai truffatori molto esperti, data la sua natura di doppio inganno: si tratta di fatto di una complicazione estrema del tipico espediente, usato dai borseggiatori e dai truffatori, per sviare l’attenzione della loro vittima, invitandola a guardare in una direzione diversa da quella dove non si vuole che presti attenzione (come nella lettura indesiderata di una clausola vessatoria di un contratto oppure di un costo e di un rischio bancario che viene taciuto dall’impiegato al malcapitato investitore o più prosaicamente nel furto con destrezza di un gioiello dal polso o di un portafogli dalla tasca), magari indicandole qualcosa in un’altra direzione o addirittura causando un evento che attiri il suo sguardo, come un rumore improvviso o un finto incidente o una lite messa artificiosamente in scena da dei complici in modo rumoroso.

Snatch – Lo Strappo, GBR, USA, 2000, Regia e Sceneggiatura Guy Ritchie

Quello sopra descritto non è ancora, quindi, la vera Kansas City shuffle (questo è il nome originale del trucco, che deriva dal primo truffatore che ha codificato questo artificio e dalla sua abitudine di fingere di chiedere informazioni ai passeggeri fermi alla stazione dei pullman, su come raggiungere la nota località del Missouri), ma per l’appunto solo l’espediente iniziale: quello di far guardare a destra la vittima mentre la si sta derubando a sinistra è infatti un trucco che funziona soltanto con gli sprovveduti, poiché una persona attenta (o convinta di essere furba) percepisce il segnale di chi vuole artificiosamente sviare la sua attenzione e non cade nell’inganno, restando concentrato sul truffatore che ha di fronte, in attesa della sua vera mossa, ma questo è sorprendentemente proprio lo scopo del trucco di cui parliamo!

L’idea geniale alla base della mossa Kansas City è quella di illudere la vittima di aver scoperto un inganno messo in piedi contro di lui, stuzzicando quindi la sua vanità intellettuale, fingendo di voler realmente distogliere la sua attenzione, quando in realtà l’obiettivo finale del truffatore è proprio quello di far stare la vittima tutta concentrata sul presunto primo truffatore e quindi sul presunto inganno iniziale, mentre un secondo truffatore completa l’opera e lo fa anche in serenità, visto che la vittima è convinta di aver scoperto la truffa e di conseguenza ha allentato le sue difese sensoriali o intuitive: anche se si tratta di due inganni completamente diversi, l’effetto finale è simile a quello ottenuto mettendo dei cartelli falsi ad indicare un finto traguardo in una gara, così da spingere chi cade nel tranello ad arrestare la sua corsa, convinto di aver vinto, e mentre l’altro concorrente lo supera in tranquillità, tagliando più avanti il vero traguardo.

House of Games – La casa dei giochi, USA, 1987, Regia David Mamet, Sceneggiatura Jonathan Katz e David Mamet

Durante una delle ultime emergenze nazionali italiane ovvero quella legata alla pandemia del COVID, in molti hanno parlato per mesi di mossa Kansas City da parte delle autorità e più retoricamente di “mezzi di DISTRAZIONE di massa”, per indicare l’inganno con cui i vari governi del nostro paese succedutisi nella gestione della crisi sanitaria avrebbero sviato l’attenzione della popolazione su finte emergenze (come i droni sguinzagliati sulle spiagge per inseguire e multare i cattivi cittadini che facevano jogging in barba ai divieti o le retate della polizia nelle feste di compleanno e di matrimonio che infrangevano i decreti contro gli assembramenti), per non far vedere invece i presunti veri problemi (come la mancata completezza nella sperimentazione dei vaccini, i danni collaterali, etc), ma anche se ciò fosse tutto vero (lo è sempre in tantissimi altri casi della politica di un governo qualsiasi, non solo italiano), si è usato certamente a sproposito il termine che dà il titolo a questo post.

Come avrete capito dai miei esempi, infatti, il doppio imbroglio della Kansas City shuffle si esplica proprio ingannando chi pensa di essere più furbo, alimentando ad esempio le tendenze complottiste di una frangia della popolazione che pensa di conoscere la verità nascosta: uno degli esempi più classici in questo senso è la politica adottata dalle amministrazioni statunitensi in merito ai suoi esperimenti militari sul territorio nazionale, negando a parole e nelle dichiarazioni ufficiali l’esistenza di veicoli ed esseri alieni nascosti alla popolazione in strutture super segrete (come l’arci-nota Area 51, che ha alimentato i sogni bagnati di tanti complottisti della prima e dell’ultima ora) e segretamente diffondendo l’idea opposta ovvero che il governo federale nasconda esattamente ciò che molti pensano esista e creando a bella posta addirittura un finto documento di inchiesta segretissimo (a cui fu dato a suo tempo persino il nome evocativo di Blue Book) contente le prove degli extraterrestri sulla terra.

Insomma, io nego ciò che tu pensi di sapere, ma lo faccio in un modo tale che tu possa pensare che io stia mentendo e così ti convinco che tu abbia scoperto da solo chissà quale verità scomoda, che ovviamente io continuerò a negare, distraendoti in questo modo da ciò che davvero io non voglio che tu veda, come un vero tradimento molto più grave o la bonifica di un territorio inquinato da rifiuti tossici fatta prima che la popolazione se ne accorga ed il governo sia costretto a pagarne i danni o infine, come nel caso dell’aeronautica militare statunitense, i voli sperimentali di aerei e armi realmente pericolosi.

The X-Files, CAN, USA, 1998, Regia Rob S. Bowman, Sceneggiatura Chris Carter

Se adesso prendete quanto da me detto fino ad ora e lo applicate ad una storia crime o clue o noir, otterrete il meccanismo con cui ad esempio sono state costruite alcune delle sceneggiature più brillanti ed acute degli ultimi decenni, a partire da quell’imperdibile capolavoro di The Prestige, diretto da Christopher Nolan nel 2006, con una sceneggiatura superba da lui stesso scritta assieme al fratello Jonathan, in adattamento del libro omonimo di Christopher Priest, scritto sotto forma di diario (cosa che ha richiesto un lavoro di addirittura cinque anni per rendere appieno tutto il fascino dell’idea nascosta dietro la magia, il prestigio e l’inganno).

The Prestige, GBR, USA, 2006, Regia Christopher Nolan, Sceneggiatura Christopher Nolan e Jonathan Nolan

Nel campo della società civile, nei discorsi dei politici che ogni giorno in televisione e nel web evitano di parlare degli argomenti per loro imbarazzanti (sempre che ci sia qualche giornalista con sufficiente spina dorsale da fare loro le giuste domande) sviando l’attenzione parlando d’altro o aggredendo verbalmente l’interlocutore che così è costretto ad usare il tempo a sua disposizione solo per difendersi da attacchi pretestuosi, troviamo tantissimi altri esempi di retorica e di inganno che nulla hanno a che fare con la mossa Kansas City, come appunto la tecnica di non rispondere alle domande poste, bensì ad altre domande che in realtà nessuno ha mai posto, tecnica che è stata splendidamente spiegato nel bellissimo film animato della Disney Zootopia (Zootropolis in Italia) dal personaggio della volpe Nick Wilde a quello della coniglietta poliziotta Judy Hopps, terrorizzata all’idea di salire sul palco della conferenza stampa per rispondere alle domande pressanti dei giornalisti ed alle quali teme di non essere preparata, ma il trucco retorico insegnatole dalla volpe la salverà dall’imbarazzo.

E voi? Quanti esempi potete citare di uso più o meno scoperto della mossa Kansas City che avete avuto occasione di notare, in televisione o sui giornali, nella vita di tutti i giorni o in eventi eccezionali?

Se vi va, fatemelo sapere nei commenti!

Buona serata e buon week-end

Categorie Cinema e Tv, Riflessioni e Società

31 pensieri riguardo “La Mossa Kansas City

  1. Post accurato e preciso come sempre amico mio, con dovizia di esempi e di film. Sinceramente adesso un esempio calzante di questa tecnica non mi viene in mente, ma viene usata eccome, soprattutto in politica e dai vari governi come hai specificato anche tu. Buona serata e buon lavoro anche per domani 😏

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    1. Grazie moltissimo!
      Risposta stringata perché sono
      In autostrada!

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      1. Non dovevi nemmeno rispondere allora, che fretta c’è 😜

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  2. Alla tua domanda rispondo che a Firenze i rom hanno una tattica che ricorda molto la mossa Kansas City. Cerco di spiegartela.
    Poniamo che tu sia ad un tavolino all’aperto di un ristorante, e che tu stia aspettando la tua ordinazione. Cosa fai per ammazzare il tempo? Probabilmente posi il cellulare sul tavolino e cominci a scrollarlo. A quel punto entra in gioco il rom: ti mette sotto gli occhi un cartello in cui elenca la storia lacrimosa (e probabilmente inventata) della sua famiglia, e mentre tu sei impegnato a leggerla ti sottrae il telefono da sotto il cartello. Quando tu ti sei accorto che il cellulare è sparito, lui probabilmente è già scomparso nella folla.
    Questa storia mi è stata raccontata da persone che non si conoscono tra loro e a distanza anche di anni l’una dall’altra, quindi è evidente che si tratta di un trucchetto piuttosto diffuso e in uso da molto tempo. Nonostante ciò, ci dev’essere qualcuno che ancora non lo conosce, perché l’ultima volta che una vittima mi ha raccontato di averlo subito risale al mese scorso. La prima risale a 15 anni fa, lo ricordo bene perché era il periodo in cui stavo studiando per l’esame di maturità.
    Hai perfettamente ragione quando affermi che Conte tendeva sempre ad attribuire la colpa dei contagi ai nostri comportamenti individuali e non alle sue decisioni politiche. Ad esempio, la seconda ondata dell’Autunno 2020 fu provocata dal fatto che la gente aveva ricominciato ad assembrarsi sui treni e nelle metro per andare a scuola e al lavoro, e questo perché nei mesi precedenti Conte non aveva fatto praticamente nulla per potenziare i mezzi pubblici: tuttavia, nella sua disperata ricerca di un capro espiatorio Conte cercò di addossare la colpa ai giovani che nell’Estate 2020 erano andati ad ammassarsi in discoteca. E a chi gli diceva “Guarda che le discoteche le avete riaperte voi”, lui rispondeva “Eh no, le discoteche le hanno riaperte le regioni”. Anche questa era una scusa piuttosto puerile, perché l’autorità di Conte superava quella delle regioni, quindi anche se queste ultime avevano preso la decisione cretina di riaprire le discoteche lui avrebbe potuto stopparla in qualsiasi momento: dato che non l’ha fatto, è colpevole tanto quanto le regioni.
    Tra l’altro, dato che Conte era un vero maestro nel fare lo scaricabarile, oltre ai giovani proprio le regioni erano uno dei suoi bersagli prediletti. Ad esempio, pochi mesi fa lui è stato ospite di un talk show politico di Rete 4, e il conduttore gli ha chiesto perché non si è riusciti quasi mai a traghettare dalla disoccupazione al lavoro i percettori del reddito di cittadinanza. La risposta è stata in perfetto stile Conte: “I centri per l’impiego sono gestiti dalle regioni, quindi è colpa loro”. In realtà creare lavoro è un compito della politica in generale, quindi se durante il governo Conte il numero dei disoccupati non è calato la colpa è anche sua, non solo delle regioni.
    Un altro difetto che non sopportavo di Conte era la sua tendenza a rimangiarsi la parola data.
    Aveva detto che non avrebbe chiuso le scuole perché “sono un asset fondamentale per il paese”, e dopo una settimana ha chiuso tutte le scuole superiori.
    Aveva detto che non ci sarebbe stato un secondo lockdown nazionale, e poi ha fatto un secondo lockdown nazionale.
    Aveva detto che il secondo lockdown nazionale era necessario “per salvare il Natale”, e poi a Natale ci ha tenuti tutti chiusi lo stesso.
    Attenzione: non sto criticando la decisione di chiudere. Ad esempio, nel Natale 2020 i contagi erano così tanti che bisognava mettere dei paletti perfino alle cene in casa, figuriamoci se sarebbe stato proponibile farle nei ristoranti. Sto criticando il fatto che Conte abbia fatto delle promesse con troppa leggerezza, senza avere la certezza di poterle mantenere. E mi meraviglia il fatto che lui, dopo aver infranto più volte delle promesse fatte agli italiani e non essersi mai assunto la responsabilità delle proprie azioni, piaccia ancora così tanto da aver ottenuto quasi gli stessi voti del PD alle ultime elezioni. Evidentemente ha un fascino che io non subisco, ma che è così gigantesco da far passare in secondo piano tutti i suoi demeriti agli occhi degli elettori.

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    1. Ciao, volevo avvisarti che può essere che Paolo tardi a risponderti perché sta lavorando in una fiera ☺️

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      1. Grazie per l’avviso, e buona Domenica! 🙂

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        1. Sul discorso politico, amico mio, preferisco glissare e non entrare nel dettaglio dei vari personaggi italiani, per evitare di essere tacciato di appartenere ad una scuderia o un altra, ma anche perché personalmente io non riconosco ad oggi ad alcun politico italiano una sufficiente sincerità nel riferire i fatti o la genuinità di una decisione, nel senso che per me nessuno davvero di costoro può scagliare la proverbiale prima pietra!
          In generale ritengo invece che sia proprio caratteristica di ogni politico ad ogni latitudine quella di trasformare la cronaca del reale in una narrazione loro favorevole e di conseguenza giustificare sia le decisioni che prendono loro sia l’opposizione preconcetta alle decisioni prese dai rivali.
          Ho trovato invece davvero delizioso il tuo racconto sulla truffa messa in atto dai rom con il sistema del cartello al tavolino del bar, perché come ogni cosa tu racconti sia nei commenti che nei post a quel particolare odore di verità e di vita vissuta che lo rende speciale!
          Buona domenica e grazie sempre!

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          1. Tra l’altro è proprio per delle situazioni spiacevoli come quella del tavolino che non vivrò mai a Firenze o in qualsiasi altra città: perché lì i tentativi di furto come questo o peggio ancora gli episodi di violenza sono l’assoluta normalità, e quindi devi stare sempre all’erta. In provincia invece puoi permetterti di stare un po’ più rilassato, e questa tranquillità fa un’enorme differenza in termini di salute mentale e di qualità della vita. Grazie a te per i complimenti e per la risposta, e buona Domenica anche a te! 🙂

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      2. Grazie moltissimo ed effettivamente è proprio così!
        Ogni tanto riesco ad avvicinarmi al smartphone!!

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  3. Temo di esserne stato vittima.
    Borseggiato in autobus (ma per fortuna me ne sono accorto subito) il “ladro” ha mollato il portafoglio, ma ho sempre avuto la sensazione che chi mi ha aiutato a riavere il maltolto (altri viaggiatori) fossero in realtà complici, che tentavano di distrarmi.

    Ad ogni modo: finita bene, il portafoglio lo riebbi.

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    1. Paolo risponderà appena gli è possibile, grazie per il commento 😏

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      1. Grazie Silvia!
        Sono finalmente in autostrada e non sto guidando io, perciò mi sto riappropriando anche della connettività di WordPress 😊😊😊

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    2. Racconto affascinante: se hai avuto questa sensazione probabilmente le tue antenne sono molto in allerta e di certo non vivi tra le nuvole…
      Ti ringrazio per la confidenza, perché le proprie esperienze quando condivise sono merce preziosa!
      Grazie e buona serata!

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      1. “non vivi tra le nuvole”
        beh, insomma. mi ritengo “sveglio”, ma poi la mano del borseggiatore aveva sorpreso anche me.

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        1. Questo perché alcuni sono davvero bravi!!

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  4. Post fighissimo, complimenti!
    Purtroppo temo che accada sempre più spesso: considerata anche la stragrande maggioranza dei media che ormai sono più che altro meri megafoni.
    D’altra parte Charlie Chaplin arrivò terzo al concorso di sosia per Charlie Chaplin ….
    Non so rispondere con precisione alla tua domanda ma te ne faccio un’altra: quanti minuti, turco?

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    1. Ciao Claudia Paolo risponderà appena gli sarà possibile, grazie per il commento ☺️

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      1. GRAZIE a te!!
        Sei sempre una perfetta padrona di casa … o blog che dir si voglia.

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        1. Siamo solo amici, tutto qui 😏

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    2. Il nostro gioco di citazioni sta diventando una cosa fighissima!!!
      Come ti ha scritto Silvia sto tornando da una fiera e quindi scrivo a frammenti di tempo ma ho sempre un grande piacere nel leggere le tue citazioni (certi film hanno fatto la storia non c’è dubbio! Pensa che io mi ero persino scaricato la suoneria per il cellulare che era messa come contenuto extra nascosta del DVD di Snatch).
      Bye

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      1. Ah caspita i contenuti extra me li sono persi … io ho soltanto visto il film in TV.
        Dovrò rimediare, con una “replica” magari …

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  5. post molto interessante, non conoscevo il nome del tecnicismo
    io di solito dico che la narrazione è ingannevole o cose del genere, non sapevo del nome della tecnica xD

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    1. Grazie Austin, lietissimo tu abbia apprezzato!!
      Il cinema statunitense è letteralmente inzuppato di nomi da linguaggio gergale usato da criminali e truffatori (i vari Ocean sono un vero manuale in tal senso!), il che tra l’altro la dice lunga sui valori di una società come quella, sempre in bilico tra un bigotto calvinismo ed una voglia di libertà rivoluzionaria, il tutto con una mitizzazione nella loro cultura popolare di figure criminali, alle quali, va detto (come ha raccontato anche Scorsese nei suoi film) si deve in parte la nascita di quella nazione.
      Buona giornata!!

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  6. L’ho scampata per miracolo sull’autobus tanti anni fa, mi sono subito accorta che mi avevano aperto la borsa a tracolla e, sono arrivata in tempo ad accorgermi di colui che stava cercando di metterci le mani, nel frattempo l’autobus si è fermato ad una fermata intermedia e il ladro è sceso subito per paura delle rimostranze.

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    1. Mamma mia, davvero per un pelo!
      È pazzesco come siano così diffuse tra le persone che si conoscono le situazioni di furto o truffa o anche solo, come nel tuo caso, di sventati scippi! Insomma, non è come parlare di qualcosa che si legge sul giornale o che si sa per sentito dire… Questa è vita vera e vita vissuta!!
      Complimenti per averla scampata e grazie di aver commentato, sul serio!

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  7. Si, la preoccupazione non è stata tanto per i soldi che, in verità non erano una gran cifra, ma per i documenti e, per tutta la trafila che avrei dovuto fare per farli rifare. Per fortuna mi è andata bene. Buon pomeriggio.

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    1. Meglio così! Buon pomeriggio anche a te!

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